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CORNICI                      


La cornice fa parte (…) di quell’insieme di dispositivi che ogni rappresentazione comporta per presentarsi nella propria funzione, nel proprio funzionamento, cioè nella propria funzionalità di rappresentazione. Dispositivi che risultano tanto più inavvertiti, e tanto più inconfessati, nei discorsi che descrivono le opere pittoriche, quanto più la dimensione transitiva si impone con forza, la trasparenza “mimetica” si fa seducente, e la pregnanza dell’immagine, i giochi e i piaceri della sostituzione attirano efficacemente l’attenzione dello sguardo e ne destano il desiderio.

(da: Marin, L., 1994, De la représentation, Paris, Gallimard-Seuil; trad. it. Della rappresentazione, Roma, Meltemi, 2001, pp. 196-197).


La cornice separa l’immagine da tutto ciò che è non-immagine. Definisce quanto da essa inquadrato come mondo significante, rispetto al fuori-cornice, che è il mondo del semplice vissuto.

(da: Stoichita, V., 1993, L'instauration du tableau, Méridien Klincksieck; trad. it. L'invenzione del quadro, Milano, Il Saggiatore, 1998, p 41).

 

[Il testo visivo] resta insufficientemente definito, anche se si tratta soltanto della sua manifestazione materiale, finché non è circoscritto, delimitato, separato da ciò che non è; è il ben noto problema della cornice-formato o, in termini semiotici, della chiusura dell’oggetto. Atto deliberato del produttore che, situandosi lui stesso nello spazio dell’enunciazione “fuori-quadro”, instaura, attraverso una sorta di débrayage, uno spazio enunciato di cui sarà il solo responsabile, capace di creare un “universo utopico” separato da quest’atto; assicurando all’oggetto così circoscritto lo statuto di una “totalità significante”, è anche il luogo a partire dal quale potranno cominciare le operazioni di decifrazione della superficie inquadrata. (p. 42)

(da: Greimas, A.J., 1984, "Sémiotique figurative e sémiotique plastique", Actes sémiotiques. Documents, 60; trad. it. "Semiotica figurativa e semiotica plastica", in Corrain, L. - Valenti, L., 1991, Leggere l'opera d'arte, Esculapio, Bologna, p. 42).