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Meltemi Editore

 




Il videoclip: un'analisi dei dispositivi enunciativi

I videoclip non sono semplicemente uno strumento efficace di promozione musicale, piuttosto costituiscono il luogo privilegiato di un'intensa sperimentazione sul piano delle forme dell'enunciazione. Spesso, infatti, queste forme brevi si rivelano un luogo ideale in cui declinare le diverse modalità con le quali l'enunciazione audiovisiva simula la sua presenza nel testo, dando luogo a configurazioni discorsive che producono uno sdoppiamento dell'enunciato e permettono al film di parlare "di se stesso, o del cinema, o della posizione dello spettatore" (Metz, 1991 p. 18 trad. it).

Una delle ragioni di questa predisposizione elettiva del videoclip a disseminare sulla sua superficie le tracce del fare enunciativo risiede proprio nella natura promozionale di queste forme brevi. L'obiettivo primario di un video è infatti la costruzione di un contatto tra il performer e il pubblico, indispensabile per stabilire un forte legame fiduciario e per motivare lo spettatore all'acquisto dell'album.

La nostra ipotesi è che la simulazione dell'enunciazione audiovisiva all'interno dei video venga spesso impiegata per proporre nuovi modelli di rappresentazione della star, svolgendo un ruolo strategico nel ridefinire il legame tra questa e lo spettatore.

Il testo che analizziamo, BACHELORETTE, realizzato per Björk dal regista francese Michel Gondry, è in questo senso esemplare. Si tratta di un video apparentemente narrativo in senso tradizionale, ma in cui tramite un abile impiego degli elementi enunciativi si manifesta un inedito discorso sulla messa in scena della star e sul processo di costruzione della sua identità.

Nell'analisi vengono analizzati dunque alcuni degli elementi testuali impiegati nella costruzione di questo legame, tramite lo studio delle differenti modalità di messa in scena della star e conseguentemente di coinvolgimento dello spettatore.

Questo approccio all'analisi dei video si discosta dalla maggior parte degli studi dedicati a queste forme brevi che sono stati spesso condizionati negativamente dal tentativo di classificarne tutte le forme espressive (vd. in questo sito "Il videoclip. Ricostruzione di un dibattito in corso").

Diversamente da questi studi, non intendiamo proporre una griglia in grado di classificare ogni video. Ci proponiamo piuttosto di rispettare il carattere di fenomeno audiovisivo di queste forme brevi focalizzando fortemente l'analisi sul livello discorsivo oltre che su quello narrativo - dove quest'ultimo viene inteso come livello di organizzazione logica più profonda del testo, e non tanto come specifico effetto di narrazione.

Nella produzione internazionale più recente emerge chiaramente la tendenza a costruire video fortemente metatestuali, nei quali viene offerta allo spettatore la visione di un luogo enunciativo finzionale, dove viene simulata la costruzione del video stesso e della sua star. Allo spettatore, in questo modo, non viene più offerto di identificarsi con il mito musicale: piuttosto, di condividere con lui il sapere sulla sua costruzione. La strategia testuale di questi video mira dichiaratamente a produrre un effetto di senso ben preciso, la riduzione della distanza tra star e pubblico.

Simulare nel testo la presenza delle modalità della sua stessa costruzione, costituisce dunque la mossa strategica che restituisce a questi video la qualità di testi densi e infinitamente rivedibili, piuttosto che di forme brevi rapidamente deperibili come spesso vengono considerate negli studi dedicati all'argomento.